Nelle pittoresche strade delle città italiane, un dibattito si infiamma: il limite di velocità di 30 km/h nelle zone sensibili. Una mossa volta a ricalibrare le città da spazi dominati dalle automobili a santuari per le persone, dove il camminare e il respirare si fanno più facili e sicuri. Ma, come in ogni storia, c’è un colpo di scena: una propaganda surreale si diffonde, dipingendo questo cambiamento come un freno alla libertà personale, un ostacolo alla vita frenetica di tutti i giorni.
Ma dove dobbiamo andare tutti di fretta? In città spesso piccole e accoglienti, dove la storia si intreccia in ogni vicolo, e la bellezza risiede nel passeggiare, non nel correre. Questa propaganda sembra dimenticare che le città sono fatte per le persone, non per le automobili. È un richiamo al modello obsoleto di urbanizzazione, dove le strade sono intasate di veicoli e l’aria è soffocata dai gas di scarico.
Basta con il modello delle città a misura di automobili. È tempo di riappropriarci degli spazi urbani, di tornare a camminare con calma, godendo dell’architettura, dei suoni, dei colori che solo le città italiane sanno offrire. Il limite di 30 km/h non è un ostacolo, ma un passo verso un futuro più sostenibile e umano, dove ogni strada diventa un invito a rallentare e a vivere pienamente ogni momento.